Una storia nell'arte
Una storia nell'arte
Luce di Luna (olio su tela, cm 150 x 70)

 

Perché la Luna è bella?

Perché il Sole la vide adorare la Terra e si commosse, così conferì alla Luna il dono di riflettere la sua luce.

 

Quando la Terra vide la Luna si commosse e ringraziò il Sole, poiché poteva finalmente vedere la sua luce riflessa senza esserne accecata.

 

La Terra decise quindi di partorire la Donna affinché adorasse la Luna, come lei ne era adorata a sua volta.

 

La Donna, aprendo i suoi occhi innocenti, vide la Luna e sospirò, poiché non riusciva a spiegarsi come tale meraviglia potesse esistere nel Cielo.

 

Più la Donna guardava la Luna e più il suo amore cresceva tanto da aumentarne il bagliore.

 

La luce diventò allora così potente da incantare ogni creatura sulla Terra, tanto che la Natura decise di muovere le acque per celebrarla a festa e la Donna si immerse in esse, diventando luminosa e bella.

 

Da quel giorno, ogni notte, su ogni bagnasciuga del mondo, gli occhi delle donne adorano la Luna e colui che è adorato non può che brillare d’amore e illuminare coloro che lo rendono tale.

 

 

 DEL PRINCIPIO DI OGNI STORIA

 

Ci sono favole anche per quelli cresciuti; ognuno ha la favola della sua vita, forse più di una, come si ha più d’un amore, perché chi ama troppo lo sa: “Amore” è quello che vivi ogni giorno, con le persone e le cose che animano la vita; Amore è Dio e non si può non amarlo in tutte le sue forme.

Quante fiabe nel mondo delle nuvole dove mi sono sospinta! Dove ero da sempre. Voci giungevano da ogni lato e quella reale, quella della maestra, suonava lontana, troppo lontana dalla mia realtà. Io con la frangetta castana, guardavo oltre il vetro degli infissi dell'aula. 

Il cielo, il cielo! Che bello là, c’è il respiro. Il petto non si stringe. Lì ogni cosa è felicemente impermanente. Il cielo è così bello che il mare ne ha sempre invidiato i colori e con furbizia ha chiesto agli dei la trasparenza, per non lasciarsene mai sfuggire la minima sfumatura.

Così erano gli occhi di mio nonno, lui, l’uomo che mi adorava. Ogni mia parola era una sorpresa, una magnificenza; ogni mio disegno un’eccezionale opera d’arte; ogni mio canto una sublime melodia.

Angelo si chiamava e mi raccontava tante fiabe, talvolta le inventava. Stavamo sempre vicini, seduti sull’ottomana dai braccioli a teste zoomorfe, che temevo avrebbero prima o poi mangiato le mie piccole dita.

Di quando in quando, dopo un bicchierino di vino, cantava. Ricordo la voce sottile e vibrante. Si compiaceva, cantava bene; io non ho mai saputo fare altrettanto. Non sapevo tirar fuori la voce, non so farlo neppure ora.

È rimasta lì, nella mia infanzia, forse si è nascosta dentro l’anima con le mie fiabe, perché un giorno mia madre smise di parlare con mio nonno per parecchio tempo ed il silenzio diventò il presente, un nodo si strinse in gola e non fece passare più nulla.

Per molte stagioni della mia vita mi sono addomesticata, come la bambina della fiaba “Le scarpette rosse”.

Avevo paura che mi tagliassero i piedi. Ho così deciso di scavare, di ritrovare le mie fiabe, insieme con i miei colori ed i miei tratti, aprire quel cuore spaventato e lasciarlo correre sulla tela e sulla carta; parole e forme in un tutt’uno…

Questi sono i miei dipinti di luce. 

 

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© Maria Cristina Primavera